"La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture non mancando mai, soprattutto nella liturgia, di nutrirsi del pane della vita, sia della Parola di Dio, sia del Corpo di Cristo". (Concilio Vaticano II)

domenica 11 settembre 2011

Capire la Santa Messa - XII Appuntamento

Torna l'appuntamento domenicale con la meditazione sul significato della Santa Messa, con gli approfondimenti di padre Leopoldo, Priore Francescano Conventuale della Chiesa di San Francesco di Brescia:

CAPIRE LA MESSA
LE LETTURE E IL SALMO
N° 12

La liturgia della Parola: un dialogo tra Dio e noi

Ascoltando le letture e il salmo, restiamo seduti. Questo è un profondo atteggiamento di ascolto, col quale noi siamo, come Maria di Betania: “Seduti ai piedi del Maestro” per ascoltare la sua Parola e lasciarci trasformare da essa. Questo ascolto non è passivo: la liturgia della Parola è uno scambio, una conversazione con Dio che ci parla con le letture e con la bocca del sacerdote, e noi che gli rispondiamo con il canto, con le acclamazioni, con la nostra professione di fede e le nostre preghiere.
† Dio si rivolge a noi con la prima lettura.
L’assemblea risponde a questa Parola con una acclamazione: “Rendiamo grazie a Dio” e con il canto di un salmo (o almeno del suo ritornello)
† Dio ci parla con la seconda lettura.
Dopo l’acclamazione, l’assemblea interviene acclamando in anticipo il Vangelo
L’Assemblea risponde al Vangelo con una acclamazione: “Lode a te, o Cristo. Che sta per essere letto: è il canto dell’Alleluja.
† Il Vangelo è la Parola di Dio per eccellenza, incarnata nel Cristo
† Dio ci parla ancora per bocca del sacerdote. Egli spiega questa Parola di Dio che si rivolge a noi oggi: è l’omelia.
L’assemblea risponde proclamando la sua fede con il Credo, e rivolgendo a Dio le sue domande con le preghiere universali.
Si tratta dunque proprio di un dialogo. Più che a un incontro di ping-pong dove ci si ributta la pallina, la liturgia della Parola può essere paragonata a un dialogo amoroso.

Prima lettura dell’Antico Testamento

La prima lettura del lezionario domenicale è generalmente tratto dall’AT. Questa prima lettura è scelta in funzione del Vangelo: ci prepara a esso e alla nostra meditazione. E’ il Concilio Vaticano II che ha ripristinato la lettura dell’AT nella liturgia.
Perché rileggere l’AT?
Innanzitutto perché l’AT è “Parola di Dio” per noi; Dio ci parla con la storia della salvezza, con i profeti che suscita, e soprattutto con l’Alleanza che ha concluso con il suo popolo. Noi cristiani, che leggiamo l’AT alla luce di Cristo, vi vediamo un’impressionante preparazione della venuta del Salvatore, una rivelazione progressiva che culminerà in Gesù Cristo.
Grandi personaggi dell’AT sono prefigurazioni di Cristo:
Come con Abramo, nostro padre nella fede, con Gesù Dio fa alleanza con noi.
Come Isacco, che il suo padre Abramo non ha esitato ad offrire, Gesù si è offerto per salvarci.
Come Giuseppe, figlio di Giacobbe, Gesù è stato tradito dai suoi fratelli e ha dato loro il suo perdono.
Come Mosè, inviato da Dio per liberare il suo popolo dalla schiavitù, Gesù è stato inviato per liberarci dalla morte.
Come Davide, il giovane re vittorioso sul gigante Golia, Gesù trionfa sul male.
Come Giona, prigioniero per tre giorni e tre notti nel ventre della balena, Gesù è stato trattenuto dalla morte per tre giorni.
Ci sono anche le profezie “messianiche” che si realizzeranno in Gesù, come l’annuncio della sua nascita a Betlemme (Mic 5,1), i canti del servo sofferente (Is 53), ecc. Ci sono infine gli avvenimenti fondativi, come l’Esodo e il pasto di Pasqua, che sono le fondamenta di ciò che compirà Gesù. La lettura della prima alleanza ci fa entrare ci fa entrare nella storia della nostra salvezza. Per comprendere le parole di Gesù nel Vangelo, bisogna conoscere ciò che l’ha preceduto e annunciato. Gesù stesso lo ha detto chiaramente: “Non pensate che Io sia venuto ad abolire la Legge o i profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento” (Mt 5,17). Reciprocamente, la conoscenza di Cristo ci permette di comprendere meglio gli scritti della prima Alleanza. Noi riconosciamo questa Parola come ispirata, come proveniente da Dio. Esprimendo la nostra riconoscenza al Signore che ci parla, rispondiamo: “ Rendiamo grazie a Dio”.

Il salmo responsoriale

Rispondiamo a questa Parola di dio con il salmo chiamato giustamente “Responsoriale”. Questo è scelto in funzione della prima lettura, come una eco della Parola di Dio che è stata appena ascoltata. E’ dunque importante che l’assemblea possa cantare il salmo o almeno il ritornello, chiamato antifona, che generalmente è un versetto di questo salmo. Questa è la lode o la supplica dell’assemblea in risposta alle meraviglie compiute dal Signore. La parola greca salmo significa “azione di tirare o di toccare una corda per farla suonare”, in riferimento a Davide, il “salmista” per eccellenza, dal momento che si attribuiscono a lui numerosi salmi e lo si rappresenta con un’arpa in mano. Il salmo presuppone un’esperienza personale profonda che strappa un grido, un lamento, una lode, un canto d’amore. E’ per questo che ci rallegriamo profondamente di ciò di cui facciamo esperienza.
Ci sono dei begli esempi biblici di lode spontanea in conseguenza dell’azione di Dio:
Dopo la traversata del Mar Rosso al tempo dell’<esodo, Mosè, sua sorella Miriam e gli Israeliti celebrano il Signore “che ha gettato in mare cavallo e cavaliere” (Es 15,1-18).
Dopo la nascita di suo figlio Samuele, Anna glorificò Dio perché “la sterile ha partorito sette volte” (1 Sam 2,5).
Dopo esser stato guarito dalla sua cecità, Tobia lodò il Signore che “ricostruirà in te il suo Tempio con gioia” (Tb 13,11).
Anche noi vogliamo rispondere a Dio che ci parla lodandolo, benedicendolo, implorandolo.
A volte, i salmi ci sembrano violenti, troppo bellicosi; si parla di sterminare i cattivi, di annientare gli empi, ecc. Dalla messa o dagli uffici di preghiera sono stati tolti anche i versetti più imbarazzanti. Ma non dimentichiamo che il combattimento spirituale si compie prima di tutto in noi. Nessuno è cattivo dalla testa ai piedi e dal mattino alla sera; invece, in noi c’è una parte che non è totalmente rivolta verso Dio. Quando preghiamo questi salmi, per “cattivi” o “empi” possiamo intendere ciò che c’è di “cattivo” o di “empio” in noi. In questo modo, vogliamochiedere a Dio di combattere questo male che è in noi e di annientarlo. Pregando i salmi, ci uniamo alla preghiera di Cristo e degli Apostoli che, come tutti i buoni Ebrei, sapevano questi testi a memoria e non hanno smesso di meditarli e di utilizzarli. I salmi ci aprono alla comprensione della Bibbia. 

Seconda lettura: “il difficile ma insostituibile Apostolo” 

La grande maggioranza delle seconde letture del lezionario domenicale è tratta dalle epistole di san Paolo. Si tratta di letture continue: durante parecchie domeniche leggiamo degli estratti di una stesa lettera che non hanno dunque un rapporto diretto con le altre due letture. Questa lettura non è sempre molto accessibile. Il fatto di leggere solo gli estratti non ne facilita la comprensione e i sacerdoti stessi esitano a lanciarsi in un commento dell’epistola, quando molto semplicemente non la eliminano…. Più che per altri libri della Scrittura, le lettere degli apostoli guadagnano a essere lette e rilette per intero. Tutta la dottrina di San Paolo è legata alla sua conversione. Diventiamo giusti, cioè santi, per l’iniziativa della greazia divina, e non per mezzo delle opere che ce la meriterebbero. Questa grazia non ci invita alla passività, ma suscita la nostra attività in unione con essa. Perciò, Paolo non può e non vuole fare più niente al di fuori di Cristo: “Per me vivere è Cristo” (Fil 1,21). Le lettere di san Paolo sono di una incredibile ricchezza; esse nutrono la nostra fede e la nostra preghiera.

Ricapitolando

La struttura della liturgia della Parola è un vero dialogo d’amore fra Dio e noi: Dio ci parla con le letture, con il Vangelo e l’omelia; noi gli rispondiamo con il canto del salmo, con le acclamazioni, con la nostra professione di fede e le nostre preghiere. La prima lettura del lezionario domenicale è tratta generalmente dal’AT che leggiamo alla luce di Cristo. Essa ci prepara al Vangelo in funzione del quale viene scelta. Con il salmo responsoriale, l’assemblea risponde alla Parola di Dio. Il salmo è scelto infatti in funzione della prima lettura, come un eco della Parola di Dio che è stata appena ascoltata. La seconda lettura è tratta principalmente dalle epistole di san paolo. Si tratta di una lettura continua, che non ha dunque un rapporto diretto con le due altre letture, ciò che costituisce la sua difficoltà ma anche la sua ricchezza. Come noi proclamiamo nelle acclamazioni, accogliamo queste letture come Parola del Signore e rendiamo grazie a Dio che ci forma e ci nutre con la sua Parola!

0 commenti:

Posta un commento