CAPIRE LA MESSA
LA LITURGIA DELLA PAROLA
11a PARTE
Dopo i riti dell’accoglienza, entriamo nella liturgia della Parola. Prima di percorrere nel prossimo capitolo lo svolgimento di questa seconda parte della messa, soffermiamoci sull’importanza della Parola. Dio ci parla, questo è un avvenimento.
La “mensa della Parola”
La “mensa della Parola”
Il Concilio Vaticano II ha permesso di valorizzare nuovamente la liturgia della Parola, riaffermando “l’importanza estrema” della Sacra Scrittura nella messa: “Da essa infatti si attingono le letture da spiegare poi nell’omelia e i salmi da cantare; del suo afflato e del suo Spirito sono permeate le preci, le orazioni e i carmi liturgici; da essa infine prendono significato le azioni e i gesti liturgici”¹.
I Padri conciliari vollero “promuovere questo gusto saporito e vivente della Sacra Scrittura”, ricordando che la Parola di Dio è un nutrimento vivificante, proprio come l’eucarestia: “La chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il corpo stesso di Cristo, non mancando mai, soprattutto nella sacra Liturgia, di nutrirsi del Pane della vita dalla mensa sia della Parola di Dio che del corpo di Cristo, e di porgerlo ai fedeli”². Così è stata reintrodotta l’idea delle “due mense”: la “mensa della Parola di Dio” precede la “mensa del corpo di Signore”. La prima ci prepara alla seconda. L’alleanza divina è innanzitutto annunciata dalla Parola, prima di essere vissuta e rinnovata dall’eucarestia. Sotto due modi differenti, è lo stesso Signore che si rende presente alla sua chiesa e la nutre spiritualmente. Comprendiamo meglio ora il posto essenziale della liturgia della Parola: diventa una condizione preliminare necessaria per ricevere bene il Sacramento
¹ 1 Concilio Vaticano II, Costituzione Sacrosanctum Concilium sulla
sacra liturgia, n. 24
² 2 Concilio Vaticano II, Costituzione Dei Verbum sulla divina
rivelazione, n. 21
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Le novità: il lezionario e l’ambone
Questa valorizzazione della Parola di Dio si è concretamente operata con il nuovo lezionario che offre un ventaglio molto più ampio di letture bibliche. Le letture delle domeniche sono d’ora in avanti suddivise secondo un ciclo di tre anni che permette di leggere quasi integralmente i quattro Vangeli e numerosissimi brani importanti del resto della Bibbia. Le prime letture della settimana sono suddivise su due anni, ciò che offre ugualmente una lettura più completa delle Scritture. Le letture della domenica sono suddivise in tre anni liturgici:
Poi leggiamo durante
-l’Anno A (2011): il Vangelo secondo san Matteo;
-l’Anno B (2012): il Vangelo secondo san Marco;
-l’Anno C (2013): il Vangelo secondo san Luca.
Il Vangelo secondo san Giovanni è letto ogni anno in determinate occasioni particolari come nel tempo pasquale o nelle feste. Le prime letture sono tratte dall’AT e, durante il tempo pasquale, dagli Atti degli Apostoli. Le seconde letture sono tratte dalle lettere del NT-le si chiamano epistole-principalmente di Paolo ma anche degli Apostoli Pietro, Giacomo, Giovanni e Giuda, senza dimenticare la lettera agli Ebrei e l’Apocalisse.
Se contiamo, nel corso dell’anno, una cinquantina di domeniche e una decina di grandi feste, leggiamo dunque, nell’arco di tre anni, un ventaglio molto ricco di circa centottanta prime letture, e altrettanti estratti di Salmi, lettere e Vangeli. Sul piano del mobilio liturgico, questo impulso si è tradotto nella valorizzazione di un luogo della Parola chiamato ambone³, una specie di pulpito. Le chiese nuove o le ristrutturazioni di chiese antiche ne presentano spesso di belle realizzazioni, costruendo l’altare e l’ambone con i medesimi materiali o con la medesima decorazione. Ciò esprime bene l’importanza delle “due mense”. Per valorizzare bene la Parola di Dio, è importante che l’ambone sia degno e ben decorato.
³ Ambone viene da una parola greca che significa “salire”, perché l’ambone è la postazione sopraelevata alla quale salgono quelli che, nella liturgia, proclamano una lettura o fanno l’omelia. Del resto, quando non c’era ancora il microfono, il sacerdote saliva sopra una specie di tribuna decorata (pulpito) per essere ascoltato da tutti.
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L’ufficio del lettore
E’ importante anche che la Parola sia proclamata bene e sia così valorizzata. Non è dato a tutti di leggere in pubblico. La lettura liturgica non si improvvisa: bisogna prepararla, pregarla, penetrarsene. E’ bene che le lettrici e i lettori possano seguire una formazione in questo senso.
Un Dio che ci parla
Queste letture bibliche, che accogliamo come “Parola del Signore”, sono state scritte lungo un periodo di più di mille anni e sono state ricevute dai credenti come parole ispirate da Dio. La Bibbia è “L’ampio svolgimento della storia santa, nel corso della quale il Dio vivente si è rivelato a un popolo stringendo un’alleanza con esso”. Il primo posto è dato all’iniziativa di Dio. La Bibbia narra come, attraverso tutta la storia santa, gli uomini abbiano preso coscienza che Dio faceva alleanza con loro. Spetta a noi, oggi, rispondere, ed entrare nell’alleanza. La liturgia ci invita con ragione a entrare in questo dialogo con Dio. La liturgia della Parola è molto più che un insieme di letture: è un dialogo, nel quale siamo introdotti a titolo di co-protagonisti.
Il cardinale Coffy precisa che c’è una grande differenza tra l’atteggiamento interiore di colui che legge un libro (non pensando che la maggior parte del tempo all’autore che non conosce) e colui che ascolta le confidenze di un amico (facendo soprattutto attenzione a lui e alle parole che pronuncia). A messa, “noi ascoltiamo Dio che ci parla. Non Dio che ha parlato un tempo, ma Dio che parla proprio a noi, ora, e che ci svela il suo mistero, cioè il suo segreto, ciò che Egli è e ciò che vuole fare. Ci dice che Egli è per noi: un Padre, e chi siamo noi per Lui: dei figli.
Ci dice il suo progetto: ciò che vuole realizzare per noi e con noi”. La buona novella, è già il fatto che Dio ci parla; questo rivela l’amore di Dio per l’uomo e anche la sua grandezza: l’uomo è qualcuno a cui Dio si rivolge e che conta per Lui. Ascoltare un amico ci permette di conoscerlo meglio. Scrutare le scritture significa imparare a conoscere Dio. Gesù è la Parola incarnata, la “Parola in diretta” nella linea e nel compimento delle Scritture, come ci ricorda l’inizio della lettera agli Ebrei: “Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai Padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo” (1,1-2)
E’ un avvenimento
Leggere o ascoltare una lettura biblica, non è banale. Quando Dio ci parla, è un avvenimento! Del resto, la parola ebraica dabar significa nello stesso tempo “parola” ed “evento”. La Parola di dio è un avvenimento nella nostra vita! Eppure, a messa, l’ascoltiamo a malapena, con orecchie distratte. Se ci venisse chiesto all’uscita della chiesa: “Di che cosa parlava la prima lettura? Che Salmo è stato cantato? E che cosa diceva Gesù nel Vangelo?”, saremmo spesso davvero imbarazzati….. Dobbiamo proprio riconoscere che non sempre abbiamo fame della Parola di Dio.
Passiamo molto tempo ogni giorno a nutrirci. Ma quanto tempo consacriamo al nostro nutrimento spirituale? Assorbiamo un mucchio di libri, di giornali, di riviste. Ma quante pagine della Bibbia leggiamo?
Una parola efficace che costituisce la chiesa
La Parola di dio è efficace. “Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano
senza aver irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme al seminatore e
pane da mangiare, così sarà la Parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata” (Is 55,10-11).
Il cardinale Coffy aggiunge che questa Parola ci costituisce come suo popolo, come sua chiesa: “La Chiesa è venuta all’esistenza in virtù della chiamata che Dio le ha fatto sentire in Gesù Cristo, ma bisogna aggiungere che essa esiste oggi in forza della Parola che il suo Signore le rivolge oggi. Essa non è una società, un organismo fondato un tempo dal Cristo. Essa è continuamente fondata dal Cristo che non cessa di parlarle e di essere presente. Come la donna è creata sposa dalla parola che le rivolge l’uomo e con la quale egli la chiama. Come l’uomo è creato sposo dalla parola della donna. Ecco qui un’analogia che ci apre alla comprensione del mistero. Ecco perché la chiesa deve senza sosta ascoltare la Parola che le è rivolta, meditarla per farla sua e per viverne. Si può dire che essa impegna tutta la sua esistenza su questa Parola alla quale dà credito. La chiesa riposa su questa Parola che Dio le rivolge oggi e alla quale essa risponde”.
Ricapitolando
In ogni messa, noi ci nutriamo a “due mense”: prima a quella della Parola, poi a quella dell’eucarestia. La mensa della Parola ci introduce a ciò che celebriamo nell’eucarestia. Il Concilio Vaticano II ha nuovamente valorizzato la liturgia della Parola. Il nuovo lezionario della domenica ci offre una scelta di più di settecentoventi letture bibliche nell’arco di tre anni. Vivendo la liturgia della Parola, noi entriamo in dialogo con Dio che ci parla e che ci costituisce come suo popolo, la chiesa.
Prendiamoci allora del tempo per leggere la Bibbia, non fossero che le letture del giorno che meditiamo in comunione con tutta la chiesa. Possiamo anche noi ripetere con il piccolo Samuele: “Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta” (1 Sam 3,10)!
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