CAPIRE LA MESSA
6a PARTE
IL SEGNO DELLA CROCE
Il nostro primo gesto, all’inizio della messa, è quello di tracciare su di noi il segno della croce. Questo gesto antichissimo è il segno per eccellenza dei cristiani. Perché? Perché ci collega allo strumento stesso della nostra salvezza: è per mezzo della croce che noi siamo salvati. La croce, è il cuore stesso del cristianesimo: nessun’altra religione avrebbe potuto “ inventare” un Dio così “folle” da accettare di morire così….. Ma il più orribile degli strumenti di supplizio è diventato per noi ciò che c’è di più prezioso: il segno dell’amore di Dio che si offre fino in fondo per salvarci. Il giorno del nostro battesimo, il sacerdote ha tracciato una croce sulla nostra fronte dicendo: “La comunità cristiana ti accoglie con gioia; nel suo nome, io ti segno con il segno della croce”.
Un segno della nostra adesione
Fare su di noi il segno della croce significa mostrare molto concretamente che aderiamo al Cristo che ci salva con la croce, e che vogliamo offrirci insieme a lui. Non è dunque un gesto banale. Talvolta, purtroppo, vediamo delle persone che fanno un gesto vago scuotendo la mano come se avessero una mosca sul naso…. Dobbiamo al contrario farlo degnamente, con bellezza e ampiezza. Il segno della croce è uno strumento pedagogico straordinario che la chiesa ci dà.
Un anziano prete, che aveva attraversato dei momenti difficili per la chiesa ed era rimasto fedele nonostante tutto, diceva: “per anni non ho potuto pregare, neppure quando dicevo messa. Invece, ho sempre fatto ciò che mi ha insegnato mia madre: tutte le mattine, quando la sveglia suonava, qualunque ora fosse, ho fatto un segno di croce; ed è questo che mi ha salvato”.
Il segno della croce incomincia dalla testa, dall’intelligenza che noi chiediamo al Padre di purificare, e di benedire. La mano scende al nostro cuore dove chiediamo al Cristo di stringerci, di non lasciarci mai. E la mano risale alle nostre due spalle perché lo Spirito Santo abbracci tutto il nostro corpo e ci dia la forza.
Un segno che ci introduce nella celebrazione.
Il segno della croce è il primo gesto della liturgia. Esso “ pone” l’insieme della celebrazione nella luce della croce e della resurrezione; questi due misteri sono inseparabili. Ci introduce in ciò che stiamo per vivere: in ogni messa, noi siamo ai piedi della croce. Scrive Monsignor Bernard Genoud: “Supponiamo di sapere che all’altro capo del mondo il figlio di Dio sta per dare la sua vita, e che tutti quelli che assisteranno alla sua morte avranno la certezza di essere salvati. Non saremmo tutti pronti a rompere il nostro salvadanaio, per essere tra quelli, per partecipare a questo grande avvenimento ed essere salvati a colpo sicuro? Ebbene, questo è ciò che accade in ogni messa! E noi, noi facciamo ancora i “difficili” per andarvi!”
Come è possibile ciò? Molto semplicemente perché la messa ci permette di rivivere il dono di Gesù sulla croce. Intendiamoci bene: la Passione di Cristo è un avvenimento unico che ha avuto luogo una volta sola per tutti i tempi. Ma, in previsione delle generazioni future, e perché anch’esse fossero “toccate” da questo avvenimento di salvezza, il Cristo ha istituito la sua presenza ed il sacrificio che si sarebbe compiuto sotto le apparenza del pane e del vino.
Così, ci è dato di riviverlo ogni volta che un sacerdote prende il pane e il vino e pronuncia le parole rituali: “questo è il mio corpo, questo è il mio sangue”. Ad ogni messa ci troviamo ai piedi della croce con Maria e Giovanni, perché riviviamo il sacrificio unico di Cristo. La croce posta sull’altare è lì proprio per ricordarcelo. Ma ricordiamoci che c’erano due modi di stare ai piedi della croce. Il primo è quello della maggior parte dei contemporanei di Cristo: erano là fisicamente ma con indifferenza, per semplice curiosità, amici o nemici di Cristo mescolati fra loro. Il secondo modo è quello di Maria e di Giovanni: stavano ai piedi della croce non solamente con il loro corpo, ma anche con tutto il loro cuore. Essi si univano all’offerta di Gesù e ne accoglievano i frutti di grazia. Possiamo anche noi vivere la messa come Maria e Giovanni!
“Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen”
Queste parole, che accompagnano il segno della croce aprono la liturgia. Esse indicano che tutto ciò che diremo, vivremo, celebreremo, si farà “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.
La messa comincia dunque con una prima professione di fede, nel mistero del nostro Dio trinitario. I cristiani vi aderiscono completamente con l’Amen che pronunciano. Questa formula trinitaria è molto antica: essa è frequentemente utilizzata dalle prime comunità cristiane. La si trova anche alla fine del vangelo secondo San Matteo: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (28,19).
Il nostro Dio è Trinità.
Non è poco ricordare all’inizio della messa che il nostro Dio è Trinità: questo è il cuore della nostra fede cristiana. La Trinità ci insegna che il nostro Dio è famiglia e comunione. Che Dio non è rivolto a se stesso ma verso l’Altro. Perciò, due esseri che cominciano ad amarsi diventano al contrario immagine di questo Dio trinità che è Tutto–Amore. Dio non è dunque un Essere che ci sovrasta, ci schiaccia e ci punisce, ma un Dio che si da eternamente, il cui amore trabocca e diventa creatore: “E’ perché in Dio l’amore trabocca che Egli suscita queste creature che vuole che noi siamo, è perché in Dio l’amore trabocca che Egli ci fa venire all’esistenza. Egli vuole comunicarci ciò che lui è, vuole che noi diventiamo come Lui, trasparenti alla sua luce, vuole che diventiamo come Lui, un puro respiro d’amore. E lo slancio creatore sbocca nell’eucarestia”.
La messa azione di tutta la trinità.
La messa è proprio questo traboccamento dell’amore, questo dono totale del Dio Trinità. Il Padre ci offre suo Figlio, il Figlio si offre completamente. Lo Spirito Santo, unità del Padre e del Figlio, nella quale si compie questa offerta, ci prepara all’incontro con il Cristo e ci dona di offrirci con Lui.
La nostra immersione nella Trinità.
Queste prime parole della liturgia ci ricordano anche il nostro battesimo, il giorno nel quale siamo stati battezzati: “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Queste parole, che accompagnano il segno della croce, ci ricordano dunque l’essenziale della nostra vita cristiana e vi ci ricollocano. Ancora di più, l’eucarestia è “cibo” del nostro battesimo, combustibile della nostra vita cristiana, facendoci entrare sempre più profondamente nella Santa Trinità, nella quale siamo stati immersi. Comunicando al corpo di Cristo, diventiamo sempre più figli e figlie del Padre, perché Gesù, il Figlio diletto, viene a vivere in noi, ci conduce al Padre ed effonde in noi lo Spirito Filiale.
Ricapitolando
Il primo gesto che compiamo insieme all’inizio di ogni liturgia è il segno della croce, segno per eccellenza dei cristiani. Questo gesto ci introduce, in profondità, nella liturgia; a ogni messa, noi partecipiamo al sacrificio della croce, siamo ai piedi della croce. Il sacrificio si rinnova per noi, nello stesso modo, anche se non in una maniera cruenta. Questo segno della croce si accompagna alla invocazione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, prima professione di fede nel nostro Dio trinità. La liturgia è l’azione della Trinità che si offre in un traboccamento d’amore e ci invita a rimanere sempre immersi in essa. Stiamo attenti al nostro modo di entrare nella celebrazione! Facciamo attenzione a non fare più il segno della croce distrattamente e meccanicamente, ma lasciamoci abbracciare dal nostro Dio Trinità! Possiamo anche mettere in pratica il buon consiglio di questa mamma: ogni mattina, alzandoci, il nostro primo gesto sia un bel segno di croce!
2 commenti:
Quando chiesero a Santa Bernadette Soubirous che cosa occorreva fare per meritarsi il Paradiso, la piccola veggente rispondeva: - Iniziate col fare bene il "Segno della Croce". Alla piccola Bernadette, lo aveva insegnato la SS. Vergine. Gesto lento ed ampio. :)
Bellissimo e semplice. Grazie della condivisione
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