"La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture non mancando mai, soprattutto nella liturgia, di nutrirsi del pane della vita, sia della Parola di Dio, sia del Corpo di Cristo". (Concilio Vaticano II)

domenica 10 luglio 2011

Capire la Santa Messa - IV Appuntamento

Torna l'appuntamento domenicale con la meditazione sul significato della Santa Messa, con gli approfondimenti di padre Leopoldo, Priore Francescano Conventuale della Chiesa di San Francesco di Brescia:


CAPIRE LA MESSA
4a PARTE

LE VESTI LITURGICHE E I COLORI LITURGICI

La liturgia non è un atto ordinario; essa richiede l’uso di vesti capaci di mostrare a tutti l’importanza dei gesti “divini” che saranno compiuti. Presentiamo allora questi differenti “attori” della liturgia considerando il significato delle vesti che indossano.

I MINISTRANTI

I ministranti (da noi si usa chiamarli anche chierichetti) esercitano differenti funzioni. Eccole nel loro ordine di arrivo nella processione d’ingresso.

1.       La processione si apre con il turiferario (nome che arriva dal latino e significa: colui che porta l’incenso che è contenuto in una navicella). Il fuoco è invece contenuto (sotto forma di carboncini) in un turibolo (vaso di metallo con tre catenelle). Perché l’incenso? Perché l’incenso profuma il cammino e simbolizza la nostra preghiera che si eleva al Signore.
2.       Subito dietro sta il crocifero (portatore della croce), segno che Gesù ci apre il cammino e ci invita a seguirlo.
3.       La croce è attorniata dalle candele accese: la luce ci guida sul cammino.
4.       Seguono gli altri ministranti, che possiamo chiamare anche accoliti, i quali eserciteranno diverse funzioni, in modo particolare quella di portare le offerte all’altare.
5.       Vengono quindi i ministri ordinati: diaconi, presbiteri (parola che deriva dal greco e vuol dire anziano, ma non si riferisce all’età, ma al fatto che un anziano ha (…..aveva) autorità; noi siamo soliti dire invece di presbitero: sacerdote) e vescovi (parola che deriva dal greco e significa “guardiano”).

 L’alba (o camice)

I ministranti, così come i ministri ordinati, sono tutti rivestiti da un’alba (da alba, “veste bianca”). L’alba (ma da noi questa parola si usa poco, si usa dire  più comunemente: il camice) è il segno della resurrezione, della vita nuova che ci viene da Cristo! nei Vangeli, gli angeli della resurrezione apparvero in vesti bianche (o abbaglianti), per l’appunto “in alba”. Nell’Apocalisse, il Cristo promette ai fedeli che condivideranno la sua vittoria di essere vestiti di bianco: “essi mi scorteranno in vesti bianche, perché ne sono degni. Il vincitore sarà dunque vestito di bianche vesti, non cancellerò il suo nome dal libro della vita” (3,4-5). Più avanti, viene spiegato a Giovanni che queste persone vestite di bianco “sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello” (7,14).
La veste bianca, l’alba o il camice, è dunque dei battezzati. E’ per questo motivo che i bambini sono rivestiti di una veste bianca al loro battesimo.

 LE VESTI LITURGICHE DEI MINISTRI ORDINATI

Abitualmente, nelle nostre chiese, è un presbitero (anche a proposito di questo termine occorre dire che nel linguaggio comune si usa poco, più usato è invece : sacerdote) quello che vediamo celebrare la messa. Ma prima di essere ordinato presbitero, egli ha ricevuto l’ordinazione diaconale. Anche alcuni uomini sposati sono ordinati diaconi, senza diventare poi sacerdoti; essi sono chiamati “diaconi permanenti”. Tra i ministri ordinati, ci sono dunque diaconi, presbiteri e vescovi. Come riconoscerli? E’ molto semplice: il diacono porta, sul camice (o alba), la stola in diagonale ed eventualmente la  dalmatica; il presbitero è rivestito della stola e della pianeta; il vescovo ha il capo coperto da una mitra, tiene un pastorale e porta un anello alla mano destra. Dalmatica, pianeta, mitra: ecco dei termini che sembrano davvero strani. Proviamo a spiegarli. Una volta che ha rivestito il camice, il ministro indossa la stola (ha la forma di una sciarpa)che, per quanto riguarda l’abbigliamento, è l’insegna propria di coloro che hanno ricevuto il sacramento dell’ordine. Essa è intonata ai colori liturgici. Il vescovo e il presbitero portano la stola sulle due spalle, in segno del potere sacerdotale che è stato loro conferito. Il diacono la porta a tracolla sulla spalla sinistra. Senza entrare nei dettagli, ecco la specificità dei ministri ordinati:
il vescovo è il pastore di una diocesi, cioè un territorio che forma una “chiesa locale”. Egli riceve il triplice ufficio di governare, di insegnare e di celebrare. I vescovi sono i successori degli apostoli, in comunione gli uni con gli altri e più particolarmente con il vescovo di Roma, il Papa, successore di S.Pietro, che presiede all’unità. Poiché il vescovo non può adempiere da solo il compito pastorale nella sua diocesi, egli si circonda di collaboratori, i presbiteri, che egli ordina per celebrare la messa e altri sacramenti. Affida loro una piccola parte della sua diocesi, una parrocchia, un settore di parrocchie o un’altra missione come, ad es., l’animazione della pastorale dei giovani (da noi di solito chiamato “curato”= colui che si prende cura) o la cappellania di un ospedale, o altro.

I diaconi, il cui nome significa “servitore”, sono configurati a Cristo Servo. Essi si mettono più particolarmente al servizio dei più poveri e di coloro che sono lontani dalla chiesa. Nella liturgia, essi assistono il vescovo o il presbitero e proclamano il Vangelo. Conferiscono i sacramenti del battesimo e del matrimonio, ma non possono celebrare la messa né dare nl’assoluzione.
Il vescovo o il presbitero indossa poi la pianeta (o casula), una veste ampia (può sembrare un mantello)  che si infila dalla testa. La parola viene da “casa”. In effetti, la casula, che avvolge completamente colui che la indossa, evocava una casetta (casula) o una tenda. Il presbitero la riceve nel corso della sua ordinazione sacerdotale, dopo l’unzione delle mani,per significare che egli è rivestito di Cristo. questo è proprio il senso profondo della casula: il presbitero “riveste” il Cristo in nome del quale agirà. Al posto della pianeta, il diacono può rivestire la dalmatica. Veste originaria della Dalmazia (oggi in Croazia), questa veste romana è diventata la veste propria dei diaconi. E’ una specie di casula più corta, con delle maniche. Quanto al vescovo, egli porta sulla testa uno zucchetto (copricapo a forma circolare, segno di autorità. E’ di colore viola, mentre per i cardinali è rosso) e una mitra (niente di…..pericoloso….mitra deriva dal greco e significa diadema). La mitra era portata dai sacerdoti dell’AT. Nell’uso cristiano, questo copricapo sacerdotale fu adottato e riservato ai vescovi e agli abati dei monasteri. Essa si accompagna al pastorale, il bastone del pastore, simbolo eloquente dell’autorità del “pastore”. Gia che ci siamo, accenno anche a qualche altro “elemento” dell’abbigliamento del sacerdote. L’amitto: è una specie di grande fazzoletto che il sacerdote si mette sulle spalle e attorno al collo prima di mettere il camice. Il cingolo: oltre ad una intuibile funzione pratica, è segno di purezza.

 I COLORI LITURGICI

Un po’ come il colore degli alberi che cambia secondo la stagione, i colori liturgici segnano i tempi dell’anno liturgico. Essi segnalano anche le feste che viviamo. Cominciamo con il bianco che è, come abbiamo visto, il colore della resurrezione. Lo si usa quindi a Pasqua e nel tempo pasquale. Colore della festa, si utilizza anche a Natale e nel tempo natalizio, così come in tutte le feste della Vergine Maria, degli Angeli e dei Santi che non sono martiri. Il bianco evoca la purezza, ma più ancora la gloria divina e lo splendore di tutto ciò che tocca Dio. Da notare che si può utilizzare l’oro per le grandi feste, che si chiamano solennità, e l’azzurro per le feste della Vergine Maria.
Il rosso evoca il sangue e ilo fuoco dello Spirito Santo. Colore del sangue, è utilizzato per la domenica della Passione (delle Palme), il venerdi santo e la croce gloriosa, come pure per le feste di tutti i santi che hanno versato il loro sangue nel martirio. Colore dello Spirito Santo, lo si porta alla Pentecoste e alle confermazioni. Il rosso è dunque legato alla testimonianza suprema dell’amore, che è il dono del sangue, e al culto di colui che è l’Amore. Il viola è il colore dell’implorazione. Lo si utilizza per i Tempi dell’Avvento e della Quaresima, come pure per le celebrazioni penitenziali, il sacramento della riconciliazione, l’unzione degli infermi e per gli uffici dei defunti. Due volte all’anno, si può utilizzare il rosa: la terza domenica dell’Avvento, denominata Gaudete, “Rallegratevi”, e la quarta domenica di Quaresima, denominata Laetare, “Siate nella gioia”. A metà di questi due tempi di penitenza, la chiesa fa pausa per intravedere la gioia del Natale o della Pasqua che prepara e attende. In queste due domeniche, il viola si mescola col bianco per dare così il rosa. Il verde infine è ilo colore liturgico del tempo ordinario; lo si porta quando non vi è alcun’altra festa o tempo speciale. Il colore verde evoca la crescita della chiesa, grazie alla linfa vitale donata da Dio. Un tempo si usava anche il nero per i defunti (il nero è il colore del lutto). Oggi normalmente si usa il colore viola.

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