"La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture non mancando mai, soprattutto nella liturgia, di nutrirsi del pane della vita, sia della Parola di Dio, sia del Corpo di Cristo". (Concilio Vaticano II)

domenica 13 novembre 2011

Capire la Santa Messa - XX Appuntamento

Torna l'appuntamento domenicale con la meditazione sul significato della Santa Messa, con gli approfondimenti di padre Leopoldo, Priore Francescano Conventuale della Chiesa di San Francesco di Brescia:

CAPIRE LA MESSA
20° PARTE

RICORDATI, SIGNORE

Come in ogni preghiera di benedizione ebraica, la lode è accompagnata da domande; è così che noi riconosciamo la grandezza di Dio. Con il Cristo presente sull’altare, vogliamo affidargli i nostri defunti, la chiesa e coloro che la guidano, in breve, tutto ciò che ci sta a cuore. Come si presentano queste intercessioni? Normalmente, noi preghiamo prima per la chiesa in cammino sulla terra, nominando il Papa, il vescovo della diocesi e tutti i vescovi, i presbiteri, i diaconi e, in modo generale, tutti quelli che hanno la responsabilità del popolo di Dio. Preghiamo poi per i defunti che ci hanno preceduto nella fede e che vivono ora vicino a Dio, e infine per la comunità celebrante, affinché essa sia radunata con la Vergine Maria e tutti i santi del cielo in una sola ed eterna lode.

La preghiera per la Chiesa

Affidiamo dunque al Signore la chiesa, popolo di Dio e corpo di cristo, e coloro che hanno ricevuto la missione di governarla. Tutte le preghiere eucaristiche fanno menzione del Papa e del vescovo della diocesi del quale la messa è celebrata. Questo legame è importante, perché non si può celebrare validamente l’eucarestia se non in comunione con il vescovo, responsabile della chiesa locale – è da lui che il presbiterio ottiene il suo sacerdozio – e con il Papa successore di san Pietro, che presiede alla carità ed è garante della comunione di tutta la chiesa. Il Canone romano inizia chiedendo al Padre di accettare e di benedire queste sante offerte. Il sacerdote aggiunge: “Noi te l’offriamo anzitutto per la tua chiesa santa e cattolica, perché tu le dia pace e la protegga, la raccolga nell’unità e la governi su tutta la terra, con il tuo servo il nostro Papa N., il nostro vescovo N., e con tutti quelli che custodiscono la fede cattolica, trasmessa dagli apostoli”. Abbiamo qui una magnifica preghiera per la chiesa che possiamo fare nostra: chiediamo al padre di concederle la pace, di proteggerla da ogni male, di radunarla nell’unità e di governarla su tutta la terra. Per manifestare la nostra appartenenza a questa chiesa che noi affidiamo al Padre, il Canone aggiunge immediatamente: “Ricordati, Signore, dei tuoi fedeli. Ricordati di tutti i presenti, dei quali conosci la fede e la devozione”. La domanda: “Ricordati” potrebbe dare l’impressione che Dio si potrebbe dimenticare…. No, Dio non soffre di amnesia! Questa bella espressione, noi la incontriamo spesso nella Bibbia, nel corso dell’AT dove è spesso detto che “Dio si ricorda della sua alleanza”, fino al buon ladrone sulla croce che chiede: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”
(Lc 23, 42). Questa è la nostra preghiera confidente in Dio che veglia su di noi. La terza preghiera eucaristica apporta una bella nota di universalità: “Per questo sacrificio di riconciliazione dona, Padre, pace e salvezza al mondo intero. Conferma nella fede e nell’amore la sua chiesa pellegrina sulla terra: il tuo servo e nostro Papa N., il nostro vescovo., il collegio episcopale, tutto il clero [i presbiteri, i diaconi] e il popolo che tu hai redento. Ascolta la preghiera di questa famiglia, che hai convocato alla tua presenza. Ricongiungi a te, Padre misericordioso, tutti i tuoi figli ovunque dispersi”. Noi chiediamo al padre che il sacrificio di Cristo che noi riproponiamo produca i suoi frutti di salvezza e di pace sul mondo intero. Questa preghiera menziona non soltanto i presbiteri e i diaconi, ma ancora “tutto il popolo dei redenti”. Il sacerdote affida poi a Dio la preghiera di ogni membro dell’assemblea, e prega in qualche modo perché la chiesa missionaria possa raccogliere tutti i figli di Dio. La quarta preghiera aggiunge ancora che noi offriamo il sacrificio per “tutti gli uomini che ti [Dio] cercano con cuore sincero”.

La preghiera per i defunti

Preghiamo quindi per i nostri defunti, “che ci hanno preceduto con il segno della fede e dormono il sonno della pace”. Perché pregare per i defunti? Perché la messa è celebrata per i vivi e per i morti. A ogni messa, noi rinnoviamo il sacrificio di Cristo sulla croce, che ci apre le porte del cielo e ci fa accedere alla gloria promessa. Fin dai suoi inizi, la chiesa si è sempre ricordata dei defunti celebrando la “frazione del pane”. Santa Monica, al momento di morire, non chiederà nient’altro ai suoi figli che la messa: “Seppellite il mio corpo dove vi sembrerà bene e non inquietatevi affatto. Vi chiedo soltanto di ricordarvi di me davanti all’altare del Signore in qualsiasi luogo voi siate”. E’ per questo che noi offriamo delle intenzioni di messa per i nostri defunti¹ [¹ Ciò non significa che il sacramento sia lucrabile (cioè, ottenibile) o venga celebrato per un unico defunto, perché ogni messa è offerta per il mondo intero. Questa offerta è un segno concreto della nostra fede nell’efficacia dell’eucarestia, e anche un contributo materiale per il sacerdote, riconoscendo il ministero che egli compie e il suo ruolo essenziale nella vita della chiesa e del mondo].
La prima preghiera eucaristica implora la misericordia di Cristo per i nostri defunti: “Ricordati, o Signore, dei tuoi fedeli [di N. e di N.] che ci hanno preceduto con il segno della fede e dormono il sonno della pace. “Dona loro, Signore, e a tutti quelli che riposano in Cristo, la beatitudine, la luce e la pace”. Vediamo una magnifica progressione: i nostri defunti dormono nella pace; segnati dal dal segno della fede, riposano nel Cristo. Noi chiediamo al Padre che essi entrino nella gioia, nella pace e nella luce. La seconda preghiera eucaristica va nello stesso senso chiedendo al Signore di riceverli nella sua luce, vicino a Lui: “Ricordati dei nostri fratelli, che si sono addormentati nella speranza della risurrezione, e di tutti i defunti che si affidano alla tua clemenza: ammettili a godere la luce del tuo volto”. In occasione delle messe per i defunti, noi aggiungiamo l’intercessione seguente: “Ricordati del nostro fratello (della nostra sorella) N., che (oggi) hai chiamato a te da questa vita²: e come per il Battesimo l’hai unito alla morte di Cristo, tuo Figlio, così rendilo partecipe della sua risurrezione” (II). Noi ricordiamo che con il Battesimo, siamo stati “sepolti” con il Cristo nella morte per resuscitare con Lui. La terza preghiera eucaristica evoca la risurrezione dei nostri corpi, “ quando [[Cristo] farà sorgere i morti dalla terra e trasformerà il nostro corpo mortale a immagine del suo corpo glorioso”.
[² L’espressione “che hai chiamato a te (da questa vita)” potrebbe essere ritenuta non troppo felice. Certo, attesta un bell’atto di fede, ma può essere mal recepita, particolarmente in occasione della morte di un giovane, dando l’impressione che sia Dio che gli toglie così la vita. Bisogna ripetere con forza, come proclama il libro della Sapienza: “Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi” (1,13).

La nostra comunione con i santi

Questa preghiera per i defunti orienta il nostro sguardo verso la chiesa del cielo. Terminiamo queste intercessioni domandando al Signore di avere parte alla comunione dei santi: “Di noi tutti abbi misericordia: donaci di avere parte alla vita eterna, insieme con la Beata Maria, vergine e Madre di Dio, con gli apostoli e tutti i santi, che in ogni tempo ti furono graditi: e in Gesù Cristo tuo Figlio canteremo la tua gloria” (II). Noi ci affidiamo alla misericordia di Dio perché “abbiamo parte alla vita eterna” e, in maniera più lirica, possiamo così cantare la lode del Padre per Gesù Cristo, suo diletto Figlio, con tutti i santi. L’evocazione dei santi comincia sempre con la Vergine Maria, riconoscendo che Ella è la Beata Madre di Dio. Dopo la menzione degli apostoli, dei martiri, il celebrante può nominare il santo festeggiato in questo giorno oppure il santo patrono della parrocchia. Le differenti preghiere eucaristiche descrivono mirabilmente la vita che che ci attende dopo il nostro “passaggio” attraverso la morte e la resurrezione. noi saremo ammessi nella comunità dei santi per vivere in loro compagnia(I), canteremo con loro la lode del Padre (II), otterremo i beni del mondo futuro (III) ricevendo in eredità la vita eterna dove potremo, con la creazione tutta intera finalmente liberata dal peccato e dalla morte, glorificare il Padre (IV) e contemplare lo splendore del suo volto. I santi che noi invochiamo non cessano di essere “nostri intercessori presso di te” (III). Le nostre intercessioni esprimono profondamente l’unità della chiesa.

La dossologia

La preghiera eucaristica si conclude con una grande acclamazione. Dossologia viene da doxa, che significa “Gloria” in greco, e logos, “Parola”. Si tratta dunque di una parola di “Gloria”, di parole per rendere gloria a Dio o per cantare la sua gloria: “Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli”. La dossologia è proprio il coronamento della preghiera eucaristica che ha per scopo di rendere grazie a Dio per i suoi innumerevoli benefici. Il gesto di elevazione e le parole esprimono come il Cristo immolato sia nello stesso tempo ricevuto dal padre e offerto al padre, nello slancio dello Spirito Santo, a beneficio di tutta la chiesa.
Una dossologia trinitaria
A te, Dio Padre, per Gesù nello Spirito: noi rendiamo gloria al Padre, dal quale viene ogni dono, per Gesù, con Lui e in Lui. Questa formula solenne canta la mediazione di Cristo: è per Lui che tutto ci è stato dato, ed è con Lui che tutto si fa, ed è in Lui che tutto ritorna al Padre. Questo dono e questo ritorno non potranno tuttavia compiersi senza la potenza unificante dello Spirito. E’ lui che ci unisce profondamente al padre e al Figlio.

L’elevazione

Dicendo “queste parole di gloria”, il sacerdote eleva il calice e la patena. Un gesto magnifico di offerta del Figlio al padre nello Spirito Santo. Questa elevazione rinvia direttamente alla croce sulla quale il Cristo è stato elevato da terra per salvare il mondo, alla sua risurrezione dai morti e alla sua ascensione al cielo alla destra del Padre. Dal momento che tutto è stato fatto per il Cristo, è tutta la creazione che noi eleviamo al padre offrendo il corpo e il sangue di suo Figlio. Le parole della dossologia sono pronunciate soltanto dal celebrante (e dai sacerdoti concelebranti), perché esse sono inseparabili dalla preghiera eucaristica che le hanno precedute. Ma i fedeli potranno esprimere la loro piena adesione dicendo o cantando Amen.
Questo Amen deve essere pronunciato con forza ( San Girolamo dice che dovrebbe essere come un colpo di tuono!), perché ratifica tutta la preghiera eucaristica. Con questa semplice parola, noi esprimiamo il nostro consenso a ciò che è stato appena compiuto; noi riconosciamo che il pane e il vino sono diventati il corpo e il sangue di Cristo; facciamo nostre le lodi e le intercessioni che sono state pronunciate dal celebrante. “Amen!” una parola eccezionale.


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