CAPIRE LA MESSA
19° PARTE
E’ grande il mistero della fede!
Fare memoria
Anamnesi viene dal greco anamnèsis che significa “ricordo”, “commemorazione”. Fare anamnesi significa dunque ricordarsi, fare memoria, in relazione diretta con la Parola di Cristo che si è appena ascoltata dalla bocca del sacerdote: “Fate questo in memoria di me”. Celebrando l’eucarestia, noi obbediamo a questo comando. Perché “fare memoria” in senso Biblico, non è soltanto commemorare un fatto storico, ma celebrare un avvenimento passato che ha una ripercussione in ciò che noi viviamo oggi.
Quando una coppia di sposi festeggia il suo anniversario di matrimonio, non è tanto un avvenimento del passato che essi celebrano, quanto piuttosto il loro amore che sussiste e si approfondisce. E’ proprio ciò che noi viviamo a messa, quando facciamo memoria di Cristo che ha detto: “Questo è il mio corpo”, non si tratta di un semplice ricordo. Il pane diventa il corpo di Cristo e noi possiamo nutrircene oggi. E’ proprio un nutrimento divino che ci orienta verso l’avvenire, verso il banchetto del regno eterno. Approfondiamo questa acclamazione che si ritrova in alcune liturgie d’Oriente, ma che è stata introdotta da noi soltanto con la riforma liturgica dopo il Vaticano II.
L’invito del sacerdote
L’anamnesi incomincia con l’invito del sacerdote: “(E’ grande il) mistero della fede” oppure “Proclamiamo il mistero della fede”. Precisiamo che “Mistero” non ha niente a che vedere con misterioso, nel senso di occulto, bizzarro, enigmatico: “Ma dove sono finite allora le mie chiavi? E’ un mistero!” oppure “Questa persona non parla molto, non si sa che cosa pensi, è misteriosa…”. Il mistero designa l’azione con la quale Dio realizza il suo progetto di salvarci. Nella liturgia dell’eucarestia, noi celebriamo il mistero pasquale che ingloba tutta la Pasqua di Cristo, dall’ultima cena, passando per la passione, la morte e la resurrezione, fino alla glorificazione. “(E’ grande il) mistero della fede”: il sacerdote invita dunque l’assemblea ad acclamare il Cristo morto, resuscitato, glorificato, vivo e presente in mezzo a noi. E poiché il pane e il vino conservano le stesse apparenze, è per la fede che noi riconosciamo e acclamiamo questo grande mistero.
L’anamnesi dell’assemblea
Nella prima delle tre formule, l’assemblea risponde: “Annunciamo la tua morte Signore (Gesù), proclamiamo la tua resurrezione, nell’attesa della tua venuta”. Noi acclamiamo il mistero della fede in questa triplice dimensione temporale: il Cristo era morto per noi (passato<9, è vivo, risorto (presente), ritornerà nella gloria (futuro). Questa prima anamnesi aggiunge una dimensione dinamica da parte nostra: noi attendiamo il suo ritorno, siamo protesi verso questo orizzonte. Nella seconda acclamazione, diciamo: “Ogni volta che mangiamo di questo pane e beviamo a questo calice, annunciamo la tua morte Signore, nell’attesa della tua venuta”.
Questo dialogo si ispira direttamente alla frase che san Paolo aggiunge al racconto dell’ultima cena: “Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché Egli venga” (1 Cor 11, 26). La terza anamnesi dell’assemblea riprende gli elementi essenziali delle altre formule, cioè il ricordo della morte, della resurrezione e dell’attesa del ritorno di Cristo: “Ti ci hai redenti con la tua croce e resurrezione: salvaci, o Salvatore del mondo!”.
Rimarchiamo che queste acclamazioni si rivolgono direttamente a Cristo, ciò che è raro nella liturgia. E’ come se facessimo una pausa nella preghiera eucaristica rivolta al Padre per acclamare il Cristo che si rende presente.
L’anamnesi del sacerdote e la preghiera d’offerta
Il sacerdote prosegue riprendendo l’anamnesi dell’assemblea: egli menziona anche il nostro memoriale della morte, della resurrezione e dell’attesa del ritorno glorioso di Cristo. Questa anamnesi andrà a sbocciare in una preghiera di offerta e di ringraziamento: “Celebrando il memoriale del tuo Figlio, morto per la nostra salvezza, gloriosamente risorto e asceso al cielo, nell’attesa della sua venuta, ti offriamo, Padre, il rendimento di grazie, questo sacrificio vivo e santo” (III).
Questa offerta, il Cristo vivo e santo che noi offriamo al Padre per rendere a Lui grazie, e riconosciamo che questo sacrificio “riconcilia nel tuo amore l’umanità intera” (Riconciliazione I)
“Per la salvezza del mondo” (IV). Alcune preghiere aggiungono che noi stessi ci offriamo insieme al Cristo: “Celebrando il memoriale della morte e resurrezione del tuo figlio, noi ti offriamo, o Padre, il sacrificio di riconciliazione, che egli ci ha lasciato come pegno del suo amore e che tu stesso hai posto nelle nostre mani. Accetta anche noi, Padre Santo, insieme con l’offerta del tuo Cristo” (Riconciliazione II)
La seconda epiclesi
Questa preghiera d’offerta e di ringraziamento introduce una nuova epiclesi: noi invochiamo lo Spirito Santo, questa volta sull’assemblea, perché essa possa beneficiare pienamente di ciò che si è appena realizzato. Per il dono dello Spirito, noi chiediamo di essere costituiti in un solo corpo, noi che riceveremo il medesimo corpo di cristo: “Ti preghiamo umilmente, per la comunione al corpo e al sangue di Cristo lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo” (II). La formula è più sviluppata nella terza preghiera, nella quale noi chiediamo al Padre di vedere nel sacrificio della Chiesa quello del tuo figlio, che lo ha compiuto sulla croce “una volta per tutte” (Eb 7, 27) e che la Chiesa ripropone in ogni eucarestia: “Guarda con amore e riconosci nell’offerta della tua Chiesa la vittima immolata per la nostra redenzione; e a noi che ci nutriamo del corpo e sangue del tuo Figlio, dona la pienezza dello Spirito Santo, perché diventiamo in Cristo un solo corpo e un solo spirito” (III).
Le preghiere per la riconciliazione insistono sull’azione dello Spirito Santo che fa scomparire le cause delle nostre divisioni. La preghiera per le circostanze particolari evoca anch’essa la nostra incorporazione al corpo di Cristo: “La forza del tuo Spirito faccia di noi, ora e per sempre, i membri del tuo Figlio risorto, per mezzo della nostra comunione al suo corpo e al suo sangue”.
Le epiclesi sono belle e importanti, ma sfortunatamente non abbastanza valorizzate.
Ricapitolando
Noi acclamiamo il Cristo presente sotto le apparenze del pane e del vino con il canto dell’anamnesi. Questo termine significa “memoriale”, perché noi facciamo memoria della sua morte, della sua resurrezione e del suo ritorno nella gloria che attendiamo. Il celebrante prosegue rendendo grazie a Dio per l’offerta di cristo che salva il mondo, e invoca una seconda volta lo Spirito Santo, sull’assemblea, questa volta, perché essa sia pienamente santificata in virtù della comunione al corpo e al sangue di Cristo, e perché essa sia costituita in un solo corpo.
Invochiamo con tutto il nostro cuore il dono dello Spirito santo sull’assemblea e su tutta la Chiesa!
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