"La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture non mancando mai, soprattutto nella liturgia, di nutrirsi del pane della vita, sia della Parola di Dio, sia del Corpo di Cristo". (Concilio Vaticano II)

domenica 28 agosto 2011

Capire la Santa Messa - X Appuntamento

Torna l'appuntamento domenicale con la meditazione sul significato della Santa Messa, con gli approfondimenti di padre Leopoldo, Priore Francescano Conventuale della Chiesa di San Francesco di Brescia:
  
PREGHIAMO IL SIGNORE
LA COLLETTA O PREGHIERA DI APERTURA

La preghiera di apertura
 
Questa preghiera è lo sblocco della liturgia dell’accoglienza: una volta che la comunità si è radunata, ha cantato con un solo cuore, ha tracciato su di sé il segno della croce, ha proclamato la sua fede in Dio Trinità che è sempre con noi, si è preparato in profondità ai grandi misteri che seguiranno, e ha cantato la gloria di Dio, non le resta altro che di immergersi in una preghiera comune. Questo è dunque il ruolo di questa preghiera, la prima di tre orazioni “mobili” della messa. Orazione viene dal latino oratio “parola”, “discorso”, “preghiera”, derivato dal verbo orare “parlare”, “dire”, “implorare”. In senso letterale, una orazione è una parola indirizzata a Dio, una preghiera formulata in sua presenza. Si distinguono l’orazione personale, preghiera intima, dialogo interiore prolungato con Dio e l’orazione liturgica espressione pubblica e comune dell’assemblea in preghiera, pronunciata dal sacerdote a nome della chiesa. Mi piace ricordare che questi due tipi di preghiera personale e comunitaria (in famiglia o in parrocchia) sono essenziali e non possono vivere l’una senza l’altra. Una preghiera che fosse solo individuale rischierebbe di intiepidirsi per mancanza di stimolo e di condivisione della fede; una preghiera che fosse solo comunitaria si ridurrebbe in fretta a delle formule che risuonano senza toccare il cuore. Nei riti della preghiera di apertura, entrambe le preghiere potranno avere il loro posto: durante il periodo di silenzio, ciascuno prega personalmente nel segreto del suo cuore, prima che il sacerdote raccolga queste preghiere e preghi a nome di tutti. Questa preghiera porta anche il nome di colletta perché essa “raccoglie” e riunisce le diverse domande dei fedeli in una sola preghiera; è compito del sacerdote presentare a Dio, a nome della comunità riunita il compendio della preghiera di tutti. E’ ben per questo che il sacerdote si esprime sempre nella prima persona del plurale. La preghiera d’apertura scompone in quattro momenti: l’invito, il periodo di silenzio, l’orazione pronunciata dal sacerdote e l’Amen proclamato da tutta l’assemblea.

L’invito
Il sacerdote invita l’assemblea alla preghiera. Il rituale prevede queste semplici parole: “Preghiamo (il Signore)”.

Un periodo di silenzio
Dopo questo invito, osserviamo un breve periodo di silenzio durante il quale ciascuno può raccogliersi, pregare, prendere coscienza della presenza del Signore, formulare interiormente le sue domande, prima che il celebrante le raccolga come spighe di grano in un solo fascio. Questo tempo di silenzio non è un interludio durante il quale attendiamo il seguito. E’ un momento privilegiato nel quale preghiamo e dunque agiamo insieme, con un solo cuore. Occorre insistere sull’importanza di questo silenzio. Certo, la messa non è il luogo dell’orazione personale, abbiamo tutto il resto della settimana per questa. Ma è importante che vi siano dei momenti di silenzio nella liturgia, per evitare che essa non sia che un fiume ininterrotto di parole…. Questi silenzi non devono essere dei “tempi morti”, ma dei silenzi abitati, come questo momento di preghiera all’inizio della messa o un periodo di silenzio più importante dopo la comunione.

L’orazione
L’orazione è generalmente indirizzata al Padre, come avviene nella preghiera eucaristica tutta intera. La conclusione ci indica che essa si fa sempre per Gesù Cristo e nello Spirito Santo. Queste orazioni sono dunque sempre trinitarie. Come regola generale le orazioni sono composta da una invocazione, da una azione di grazie, da una richiesta e da una conclusione trinitaria.

L’invocazione
L’orazione comincia con una invocazione al Padre al quale ci si rivolge con: “Dio onnipotente, Signore, Dio eterno, Dio nostro Padre, Signore nostro Dio”, ecc.
L’azione di grazie
Questa invocazione è accompagnata da un’azione di grazie che descrive un aspetto del mistero di Dio che la liturgia della chiesa propone in questo giorno alla nostra meditazione. Ecco alcuni esempi: “O Padre, che in questo giorno, per mezzo del tuo unico Figlio, hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna” (Pasqua). “Padre onnipotente ed eterno, che dopo il battesimo nel fiume Giordano proclamasti il Cristo tuo diletto Figlio, mentre discendeva su di lui lo Spirito Santo” (Battesimo di Gesù). “O Dio, sorgente di ogni bene” (X Domenica). “Dio onnipotente ed eterno, che ci dai il privilegio di chiamarti Padre” (XIX domenica). “O Padre, che ci hai donato il Salvatore e lo Spirito Santo” (XXIII domencia).
La domanda
Segue una domanda legata a questa azione di grazia perché i cristiani possano vivere di ciò di cui rendono grazie. Esempio: “Concedi a noi, che celebriamo la Pasqua di risurrezione, di essere rinnovati nel tuo Spirito, per rinascere nella luce del Signore risorto” (Pasqua). “Concedi ai tuoi figli, rinati dall’acqua e dallo Spirito, di vivere sempre nel tuo amore” (Battesimo di Gesù). “Ispiraci i propositi giusti e santi e donaci il tuo aiuto, perché possiamo attuarli nella nostra vita” (X domenica). “Fa’ crescere in noi lo spirito di figli adottivi, perché possiamo entrare nell’eredità che ci hai promesso” (IX domenica). “Guarda con benevolenza i tuoi figli di adozione” (XXIII domenica).
Conclusione
La formula di conclusione inscrive la nostra preghiera nel mistero della Trinità, dicendo: “Per il nostro signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te (Padre), nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli”. Da notare che le orazioni che si indirizzano al Padre e menzionano il Figlio alla fine terminano così: “Egli è Dio e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli”. “Vieni in nostro aiuto, Padre misericordioso, perché possiamo vivere e agire sempre in quella carità, che spinse il tuo figlio a dare la vita per noi, egli è Dio…..” (V domenica di Quaresima). Qualche rara orazione si rivolge direttamente al Figlio e ha questa conclusione. “Tu sei Dio e vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli”. Così, la preghiera della solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Corpus Domini) che utilizziamo anche in occasione della benedizione del Santissimo Sacramento: “Signore Gesù Cristo, che nel mirabile sacramento dell’eucarestia ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua, fa’ che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo corpo e del tuo sangue, per sentire sempre in noi i benefici della redenzione. Tu sei Dio e vivi e regni….”.
Tutte le preghiere si concludono con l’espressione “per tutti i secoli dei secoli”. Esse confessano la nostra fede in Dio il cui regno non avrà fine.

L’Amen dell’assemblea
Amen viene dalla parola ebraica Âman la cui radice evoca ciò che è solido, stabile, vero, fedele. Dire Amen significa affermare: “E’ così” oppure “Sia così”. Un tempo, si diceva giustamente: “Così sia” ma Amen ha un senso più forte: non esprime soltanto un auspicio, bensì una certezza sulla quale ci si può appoggiare. Dicendo Amen, l’assemblea esprime chiaramente il suo consenso a ciò che è stato appena detto o è stato appena fatto. Alla fine della preghiera di apertura quando rispondiamo Amen ciò significa che questa preghiera noi la facciamo nostra, noi vi aderiamo con tutto il nostro cuore. E dire che talvolta non si sente neppure l’Amen dall’assemblea, o si sente solo impercettibilmente… questi Amen permettono all’assemblea di esprimere la sua partecipazione piena e consapevole a ciò che Dio fa per essa e con essa.

Ricapitolando
I riti della liturgia dell’accoglienza, si concludono con la preghiera di apertura, che si chiama anche “orazione” o “colletta” perché il sacerdote, dopo un invito e un periodo di silenzio, durante il quale ciascuno può pregare e rivolgersi personalmente al Signore, “raccoglie” le diverse domande dei fedeli in un’unica preghiera. Questa preghiera di apertura si rivolge generalmente al Padre, e comporta, in linea di principio un’invocazione e un’azione di grazie seguite da una domanda e da una conclusione trinitaria. L’assemblea è chiamata a ratificare questa preghiera, a esprimere la sua adesione con l’Amen che pronuncia con forza e convinzione. Con questo Amen, l’assemblea si dice pronta a ricevere i doni di Dio che le porteranno la liturgia della Parola e la liturgia eucaristica. L’Amen che noi pronunciamo a messa sia un vero Amen, un’adesione di tutto il nostro essere a ciò che celebriamo!

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